GuidoBenedetti
"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
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** "Crepa interna" di Salvatore Picciuto ** [edit 25.09.2021]

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Gran bel lavoro di Salvatore Picciuto che raggiunge, oltre la mente, anche il cuore.
Condivido in toto quanto già scritto da Mario Capriotti: si tratta di “un’esperienza di lettura coinvolgente ed emozionante, multisensoriale, una visione e una interpretazione sul tema dello spopolamento e dell’emigrazione dal sud del nostro paese raccontata dall’autore con una sensibilità fotografica semplice, intima ma allo stesso tempo caratterizzata da atmosfere surreali e ricche di forti legami tra l’uomo e la terra che per forza di cose si è costretti ad abbandonare.”

Oltre alla qualità delle immagini sono da segnalare, infatti, sia il lavoro complessivo in quanto tale che le testimonianze parte integrante del lavoro stesso.
Eccone alcune:
“Zone isolate senza essere un’isola. Senza mare, senza barche. E soprattuto senza vie di comunicazione; le arterie, piccole e grandi, quelle che uniscono, che creano ponti, che permettono di raggiungere luoghi e persone, idee e culture, sono da sempre una pecca di molte zone dell’Italia e una di queste è il Fortore.”
“Me ne andai prima di partire”

Salvatore Picciuto a proposito dei suoi lavori racconta: “La fotografia che mi interessa è quella che riproduce o meglio cerca di riprodurre qualcosa che “è stato”. Non importa che si tratti di una rappresentazione posta in essere o semplicemente di un qualcosa di analogo alla realtà, l’importante è che quanto fotografato “sia stato”, “sia esistito” fosse anche per una frazione di secondo. Non fotografo per sorprendere, ma per documentare”.

Potete visionare il lavoro sul sito di Salvatore Picciuto.

** PORTO TORRES, APPRODI, LIMITI, CITTA’ ** [edit 20.09.2021]

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PORTO TORRES, APPRODI, LIMITI, CITTA’
di Marcello Seddaiu, Roberto Deaddis e Fabio Piccioni

“Ogni Luogo è museo che trattiene tracce e impressioni di persone, momenti, eventi lontani o recenti e li propone a chi sa osservare. Ogni luogo è testimone dei riti di passaggio, fatica. illusioni. Ogni luogo è infine specchio della comunità che lo ha animato, delle sue aspirazioni, degli inizi e delle conclusioni. I Romani parlavano del genius loci, uno spirito, un'entità sovrannaturale che incarna e protegge l'anima del luogo che abita. La memoria è un atto fondamentale perché questi tesori materiali e immateriali non vadano perduti, perché la storia abbia un senso e possibilmente un futuro.”

Questa è l’apertura e, direi, l’essenza del libro dedicato a Porto Torres.
I tre fotografi del “collettivo fotografico Paesaggio a Nord-Ovest”, muovendosi su tre distinte linee di lettura, riescono a raccontare tre volti distinti della cittadina con immagini ricche di colore e contenuti.

Congratulazioni agli autori per il bel lavoro e per la loro fruttuosa collaborazione.
Auguro loro 100 di questi lavori!

** "Del silenzio e altri sguardi" di Pio Peruzzini e Gaetano Paraggio ** [edit 18.09.2021]

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Lavoro fotografico di pregio, realizzato da Pio Peruzzini e Gaetano Paraggio, nel quale i due autori registrano le trasformazioni avvenute nei comuni campani del cosiddetto “cratere” a 40 anni dal terremoto che li colpì.
Il libro, accompagnato da una bella presentazione del lavoro dal titolo “L’occhio e la memoria” del professor Massimo Bignardi, raccoglie le immagini scattate dai due autori, che hanno seguito ciascuno un proprio percorso di ricerca, nell’arco di un paio d’anni.
Tali immagini rappresentano un (nuovo) territorio in cui “si è innovato e si è conservato in alcuni casi, si è conservato innovando in altri” (dalla presentazione di Rosetta D’Amelio – Presidente del Consiglio Regionale della Campania).
Congratulazioni agli autori per l’impegno e la passione che hanno dedicato alla ricerca e per il risultato ottenuto.
Per maggiori informazioni sulla pagina facebook dedicata.

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GARDUMO 77.78 | 17.18 - presentazione su FPtalk magazine [edit 20.03.2021]

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Sabato 20 marzo alle ore 15:00 sarò ospite, accompagnato da Luca Chistè, di FPtalk su FPmag di Sandro Iovine.
Parleremo del mio libro fotografico Gardumo 77.78 | 17.18 e del lavoro di ricerca che lo ha preceduto.
Sono veramente emozionato perché sarà l’occasione per ricordare come è nato questo lavoro sulla valle di Gresta e quindi per ripercorrere, assieme ai miei due compagni di trasmissione, i due anni che mi hanno visto attraversare avanti e indietro (o, meglio, su e giù) la valle avendo come unico filo d’arianna i resoconti che il geografo Alessandro Cucagna aveva riportato 40 anni prima sul proprio taccuino di campagna.
Con il lavoro di ricerca fotografica, non sono solo ritornato fisicamente sulle strade calcate tra il 1977 e il 1978 da Alessandro Cucagna, ma mi sono fatto accompagnare dalle emozioni che i suoi scritti avevano suscitato in me, interpretando – a mio modo – sia le situazioni narrate dal geografo che ho ritrovato tali e quali sia quelle che invece ho rilevato non esserci più.
Si è trattato di un lavoro complesso, che mi ha permesso di crescere sia come fotografo che come persona, che spero di potervi raccontare – almeno in sintesi – dalla sua ideazione fino alla stampa del libro.
Qui il link per rivedere la puntata.



** "due.uno.nove" di Giovanni Minervini ** [edit 21.01.2021]

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Oggi ho guardato una vecchia puntata (la decima) dell’iniziativa di DI/VISO promossa da myphotoportal e da FPmag. L’iniziativa consiste in una serie di conversazioni condotte da Salvatore Picciuto e Sandro Iovine con una serie di autori che utilizzano un sito internet prodotto da myphotoportal.

La decima puntata (andata in onda lo scorso 24 novembre) è stata dedicata al lavoro dal titolo due.uno.nove di Giovanni Minervini.

Il lavoro, dedicato alla lettura del territorio campano dopo il sisma del 1980 e in particolare dopo l’approvazione della legge “ulteriori interventi in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del novembre 1980 e del febbraio 1981. Provvedimenti organici per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori colpiti.”, mi ha profondamente colpito sia per le immagini prodotte da Giovanni, di grande qualità e in grado di emozionare da sole anche senza alcun commento, che, soprattutto, per il grande lavoro svolto dall’autore sia nella preparazione del progetto e nella raccolta del materiale a supporto che nello svolgimento dello stesso.

Basta l’incipit della presentazione che l’autore riporta sul suo sito (www.giovanniminervini.it) “nell’arco di tre anni ho percorso oltre 1.300 km tra i 17 comuni individuati per la realizzazione di questi insediamenti: un cammino nel post terremoto delle vite degli altri, una ricerca di tracce e di un modo nuovo di vedere le cose” per capire infatti che due.uno.nove è un grande progetto di ricerca fotografica dove accanto alle immagini vi è una documentazione approfondita su quanto successo dopo il terremoto.

Oltre alla qualità del progetto fotografico Giovanni è riuscito a comunicare a tutti gli ascoltatori la sua passione per la fotografia e per questo tipo di lavori di ricerca fotografica di territorio.

Personalmente mi sono già segnato l’indirizzo internet del sito di Giovanni (che ho già, almeno in parte, sbirciato) e sicuramente nei prossimi giorni dedicherò una parte del mio tempo libero a studiare i suoi lavori.

Concludo con un grazie a Giovanni, Salvatore e Sandro per la bella presentazione e un invito a tutti a rivedere la conversazione n. 10 di DI/VISO (la trovate su facebook e su instagram e a scoprire il sito dell’autore.

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P.S. Ho avuto conferma, poi, che il mondo è proprio piccolo: io e Giovanni Minervini abbiamo partecipato con una nostra immagine a “REST COVID-19 DONATION. I FOTOGRAFI DELLA RIVISTA REST PER LA CROCE ROSSA”,’ iniziativa benefica ideata da Fulvio Bortoluzzo (vedi [url=[/url])

P.S.2 Riporto di seguito alcuni passaggi della presentazione di Fulvio Bortoluzzo:

“… è il pensiero quello che motiva l’atto fotografico”.
“Le fotografie, quelle davvero buone, sono agenti provocatori di pensiero. Spingono a riconsiderare quello che si pensava di sapere, inducono al dubbio e si rifiutano di dare risposte perché le risposte sono dentro chi le guarda, forse. Un buon fotografo questo fa.”

UCT parla di me | ©2018 [edit 20.05.2018]

date » 19-08-2022 22:39

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La città e il suo passato

date » 19-08-2022 17:01

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“La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritti negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole.”

Italo Calvino da “Le città invisibili”

Pensiero Paesaggio di Luigi Ghirri

date » 19-08-2022 16:56

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“Uno dei pregi della sua persona, come mi disse un giorno Carlo Arturo Quintavalle, amico di entrambi, era quello di saper “pensare agli altri” e non solo a se stesso. Ghirri aveva infatti il piacere e la capacità di comprendere e leggere le immagini dei più giovani che andavano a trovarlo con i loro lavori, come si va da un collega più grande in cui si ha molta fiducia.”

dalla testimonianza “Tra Modena e Matera, quel nostro modo di essere ‘fotografi’” di Mario Cresci su “Pensiero Paesaggio”

Il paesaggio valica un nuovo passo

date » 19-08-2022 16:41

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Rileggendo alcuni passi del libro PhotoPaysage suggeritomi qualche mese fa da Giovanni Cecchinato, mi ha colpito piacevolmente il seguente passaggio:
Il paesaggio valica un nuovo passo: non è più così soltanto il quadro e nemmeno la realtà di una distesa offerta alla vista, ma un avvenire, un appello alla partecipazione del corpo.
Diventa odore, ricordo, gusto, stanchezza, soffio di vento sulla pelle, calore, siccità, freddo intenso, neve, pioggia e tempesta… Tutti i sensi sono chiamati in causa.”

"Ipotesi per la descrizione di un paesaggio" di Italo Calvino

date » 19-08-2022 16:38

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“Ogni volta che ho provato a descrivere un paesaggio, il metodo da seguire nella descrizione diventa altrettanto importante che il paesaggio descritto: si comincia credendo che l’operazione sia semplice, delimitare un pezzo di spazio e dire tutto ciò che vi si vede; ma ecco che subito devo decidere se ciò che vedo lo vedo stando fermo, come di solito stanno i pittori, o almeno stavano, al tempo in cui i pittori dipingevano paesaggi dal vero – tempo che è durato tre secoli a dir tanto, cioè una fase molto breve della storia della pittura – oppure lo vedo spostandomi da un punto all’altro entro questo pezzo di spazio in modo da poter dire quello che vedo da punti diversi, cioè moltiplicando i punti di vista all’interno di uno spazio tridimensionale. Questo secondo sistema si presenta come il più giusto quando si tratta di uno spazio piuttosto ampio, che l’occhio non può abbracciare in un solo sguardo; e d’altra parte lo scrivere è un’operazione di movimento di per se.

Anche se adesso che sono seduto qui a scrivere sembro fermo, sono gli occhi a muoversi, gli occhi esteriori che corrono avanti e indietro seguendo la linea di lettere che corre da un margine all’ altro del foglio, e gli occhi interiori che anche loro corrono avanti e indietro tra le cose sparpagliate della memoria, e cercano di dare loro una successione, di tracciare una linea tra i punti discontinui che la memoria conserva isolati, strappati dalla vera esperienza dello spazio; devo ricostruire una continuità che si è cancellata nella memoria con l’orma dei miei passi o delle ruote che mi portavano lungo percorsi compiuti una volta o centinaia di volte. Dunque è naturale che una descrizione scritta sia un’operazione che distende lo spazio nel tempo, a differenza di un quadro o più ancora di una fotografia che concentra il tempo in una frazione di secondo fino a farlo sparire come se lo spazio potesse esistere da solo e bastare a se stesso.

Ma bisogna subito dire che mentre io scorro nel paesaggio per descriverlo come risulta dai diversi punti del suo spazio, naturalmente è anche nel tempo che scorro, cioè descrivo il paesaggio come risulta nei diversi momenti del tempo che impiego spostandomi. Perciò una descrizione di paesaggio, essendo carica di temporalità, è sempre racconto: c’è un io in movimento, e ogni elemento del paesaggio è carico di una sua temporalità cioè della possibilità d’ essere descritto in un altro momento presente o futuro.”

di Italo Calvino

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