GuidoBenedetti
"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"

"Ingegnere per vocazione, | fotografo per passione"

Nel 1995 si laurea in ingegneria a Trento dove oggi si occupa di Urbanistica e Paesaggio.
Dal 2013 inizia a fotografare il territorio e i suoi cambiamenti, con una propria interpretazione estetico/formale. Nel 2019 pubblica “GARDUMO 77.78 | 17.18”, dove sintetizza una ricerca sul territorio della valle di Gresta, documentandone cambiamenti e persistenze a 40 anni dalle descrizioni del geografo Alessandro Cucagna. Ha collaborato alle seguenti edizioni del BITM: “Monte Bondone, un’indagine fotografica tra nuove residenzialità, turismo e natura” (2019), “Val di Rabbi. Identità, luoghi e natura (2020) e “Valle dei Mocheni. Ricerche e percorsi visivi sulla valle incantata” (2021).

Di se stesso racconta:

"Nel 2013 ho riscoperto la fotografia, una mia vecchia passione.

Su suggerimento di Francesca ho acquistato una nuova fotocamera dando così l’avvio a quella che potrei definire una nuova fase della mia vita.

Ho affrontato la fotografia nei primi mesi in modo molto istintivo; poi un amico mi ha suggerito alcuni trucchi per rendere più interessante un’immagine (ricordo come fosse oggi la sua domanda: “conosci la regola dei terzi?”) e da quel momento è iniziata un’importante fase di studio, prettamente tecnico, sia per quanti riguarda le riprese che lo sviluppo in “camera chiara”.

L’attività in campo rimaneva comunque sempre importante tanto che ricordo di avere attrezzato uno piccolo zaino per avere sempre con me la mia D7000 e i suoi obiettivi per sfruttare qualsiasi occasione e “fermare il tempo” sul suo sensore. È di questo periodo la mia prima mostra (dal titolo Stagioni 2014) con la quale ho raccontato il mio primo anno di crescita fotografica.
Dopo aver divorato libri di composizione e corsi di sviluppo on-line mi sono iscritto al circolo fotografico “Il fotogramma” di Nago Torbole, dove ho trovato un gruppo di persone innamorate della fotografia in tutti i suoi aspetti, e frequentato il corso di fotografia di Luca Chistè durante il quale ho scoperto l’importanza di conoscere e studiare il lavoro dei grandi fotografi.

Credo che quello sia stato il momento più importante, e devo dire anche emozionante, della mia seconda vita da fotografo; ho scoperto, infatti, che esistono infiniti modi di “vedere” la realtà e soprattutto infiniti modi di raccontarla e di trasmettere in questo modo le proprie emozioni.

Nel frattempo ho continuato a fotografare ma da quel momento la fase di “apprendimento” si è fatta sempre più compulsiva: ogni mese entra nella mia biblioteca un nuovo libro di fotografia e altri ne transitano arrivando dalle biblioteche pubbliche.

Ecco che in rapida successione ho “divorato” non solo i lavori fotografici dei grandi autori (Ansel Adams, Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Leonardo Scianna, Franco Fontana, ecc.) ma anche le loro fatiche letterarie e le loro biografie.

Fin dall’inizio ho prediletto la fotografia di paesaggio (devo ammettere di avere qualche difficoltà a fotografare le persone in quanto mi sembra sempre di violare la loro privacy) per concentrarmi in questo ultimo periodo sulla fotografia di territorio attraverso la quale cerco di rendere visibile ed interessante tutto ciò che è sotto i nostri occhi tutti i giorni ma che, proprio per questo motivo, non solo non ci sembra importante ma che spesso non prendiamo nemmeno in considerazione: cerco in altre parole di rendere l’ordinario quotidiano protagonista dell’immagine.

Tuttavia non mi limito semplicemente a registrare in modo coerente quello che c’è ma cerco di ottenere nell’immagine un equilibrio sia all’interno dell’inquadratura (in questo caso un equilibrio grafico tra i vari elementi che compongono la foto) sia tra il suo contenuto concettuale e legato ad una particolare ricerca e la qualità estetica della foto stessa che ritengo sempre importante anche in un lavoro di ricerca a lungo termine. A mio parere ogni immagine di un lavoro di ricerca dovrebbe comunque mantenere un suo significato ed essere gradevole anche se vista isolata dalle altre.

Condivido pienamente l’affermazione di Gabriele Basilico quando diceva che “la fotografia …, anche e soprattutto nella sua funzione e missione documentaria, ha a che fare inevitabilmente con la bellezza, con un’esigenza visiva di interpretazione formale, di una traduzione estetica del mondo.”

La mia passione in questo momento devo conciliarsi, ovviamente, con i mie impegni lavorativi e familiari e quindi i miei progetti al momento sono molto legati al territorio che frequento abitualmente e che mi consentono di essere subito operativo con pochi spostamenti di tipo logistico.

Ecco così i miei lavori dedicati al mio paese di origine attraverso la documentazione, molto spesso notturna, del suo centro storico, delle aree ad edilizia “popolare”, degli edifici religiosi e del territorio più prossimo (Val di Gresta) o del territorio in cui da anni mi reco in vacanza (il Mare di Cervia).

Oggi i miei lavori si caratterizzano per una sempre più marcata progettualità. Se all’inizio il mio atto fotografico era piuttosto istintivo ora, infatti, molto del lavoro è svolto prima del fatidico momento del “clic” attraverso una specifica ricerca (storica, geografica, letteraria…) e una serie di sopralluoghi (sia virtuali che in loco) per valutare i punti di vista e l’orario migliore per quella determinata immagine.

A fine 2019 ho pubblicato il mio primo libro fotografico dedicato alla Valle di Gresta, dal titolo GARDUMO 77.78 | 17.18, che rappresenta la naturale conclusione di una ricerca avviata nel 2017, già esposta con alcune stampe fine-art a Ronzo-Chienis, Mori, Rovereto e Trento, attraverso la quale ho effettuato una rilettura per immagini del territorio della valle, documentandone cambiamenti e persistenze, esattamente 40 anni dopo le descrizioni effettuate dal geografo Alessandro Cucagna nei propri scritti.

Ho esposto le mie immagini in rassegne personali e collettive, partecipando, fra le altre iniziative, alle edizioni 2019 e 2020 della BITM (dedicate al Monte Bondone e alla valle di Rabbi) con Mattia Dori e Luca Chistè e alla edizione 2021 (dedicata alla valle dei Mòcheni) con Luca Chistè, Francesco Franzoi e Michele Vettorazzi."

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